Le attività che vengono svolte con le diverse classi nel laboratorio metafonologico non sono uguali per tutte le classi che vi partecipano, ma tutte sollecitano la dimensione cognitiva e metacognitva dei bambini attraverso attività giocose che prendono avvio da elementi per loro significativi.

Con le classi 1A e 1B della Scuola Anita Garibaldi si è partiti dal presentarsi col proprio nome. Banale! Si potrebbe obiettare. Ma non è così se si considera il ruolo che svolge il nome nella costruzione della propria identità e delle relazioni sociali. “…. si nasce dalla carne ma si rinasce dal proprio nome” (ctz Michele Illecito) .  Nominare è accogliere, raccogliere, riconoscere, ospitare. Tirare fuori l’altro e noi stessi dalla zona neutra dell’indifferenziato. Nominare è introdurre la differenza, creare la scena della distinzione. Grazie al nome, il bambino inizia a distinguersi dagli oggetti ed è la prima traccia in cui è inserito dopo la nascita. Il primo suono che lo ha accolto e riconosciuto. Traccia e suono non sono forse gli elementi costitutivi della scrittura e della lettura? Dunque giocare col suono del proprio nome, trascriverlo, leggerlo è un potente attivatore della dimensione metafonologia della lettoscritture che lega “significante a significato”, è la scoperta del rapporto tra i movimenti e i segni ottenuti.

Il passaggio successivo ha visto i bambini interpretare il ruolo di “fotografi”, inquadrare oggetti e persone per poi rappresentarli (disegnarli)  e descrivere la “foto” da loro prodotta utilizzando una forma di scrittura spontanea. 

Uno degli obiettivi di questa attività è insegnare ai bambini a non temere l’errore perché le neuroscienze ci dicono che è molto più facile che il bambino memorizzi e conservi la paura dell’errore piuttosto che l’oggetto dell’apprendimento, sia che si tratti di lettoscrittura o di altri contenuti.

L’insegnamento che ne dobbiamo trarre come docenti è che ogni apprendimento stabile e significativo ha come precondizione  il benessere del bambino.