Proseguono anche questo anno nella sez. C della scuola d’infanzia “Via dei Mille” le sessioni filosofiche le cui matrici pedagogiche traggono nutrimento dalla P4C (Philosophy for children), nata negli anni Settanta ad opera del Prof. Lipman.

Lo studioso appronta una serie di racconti volti ad “insegnare a pensare”, suscitando stupore verso la realtà e favorendo nei bambini la curiosità verso le domande, i dubbi, le investigazioni che ne scaturiscono. Il materiale narrativo utilizzato è tratto dal testo lipmaniano “L’ospedale delle bambole” e si presenta come un dialogo socratico che dà luogo a pensiero critico inteso come “consapevolezza cognitiva” ovvero “ragionevolezza argomentativa”.

La dimensione critica si fonda dunque “sulla ricerca di criteri, ragioni, giustificazioni, connessioni, formulazioni di giudizi in chiave prospettica, autocritica e autocorrettiva”. (Calliero-Galvagno)

 

Testo narrativo:

Il nome della mia bambola è Rotolina. E’ il nome che le ho dato.

Quando è venuta da me non aveva un nome. Quando sono venuta da papà e mamma neanche io avevo un nome.

Il mio nome è Manù. Penso che il mio nome mi stia bene. Anche il nome di Rotolina le sta bene. Ha una faccia rotonda ed una testa rotonda. Non ha capelli. Mi domandavo da dove venisse la mia bambola. Un giorno l’ho chiesto a mamma e lei ha detto. “Te l’ho comprata al negozio di giocattoli”.

Dov’era Rotolina prima di venire al negozio dei giocattoli?” ho chiesto. “Credo che fosse alla fabbrica delle bambole” ha detto mamma. “E prima?” “Forse era un pensiero nella testa del fabbricante di bambole”, ha detto mamma lentamente.

Avete mai creduto di aver capito una cosa ma, dopo, avete scoperto che non l’avete capita per niente?

Ecco quello che mi è successo il giorno che mamma mi ha parlato di un pensiero nella mente del fabbricante di bambole.

da “L’Ospedale delle bambole” Lipman

 

Dopo aver ascoltato il racconto, il docente invita i bambini a riferire ciò che hanno trovato di piacevole, strano, interessante, curioso.

L’educatore propone alcune domande stimolo evitando di influenzare le scelte; nelle sessioni filosofiche, contrariamente alle normali lezioni frontali, l’adulto si pone egli stesso come membro di una comunità di ricerca ed orientato ad una risposta sconosciuta. I pensieri dei bambini, domande o asserzioni che siano, sono state:

  • “La bambola Rotolina ha un pensiero che gli dice di aver voglia di giocare come me?”;
  • “Come fa il pensiero della bambola a stare dentro la testa del fabbricante? La bambola è più grande della testa”
  • “Anche il mio nome stava nella testa di mamma e papà, quando io sono venuta da loro”
  • “Che brutto non avere un nome nessuno ti chiama…mica uno ti può dire: Ehi tu…se ci sono tanti bambini non sappiamo chi viene chiamato”
  • “Delle volte pure io ho i pensieri ma sono belli. Penso che sarà bello quando andrò a casa ed il mio cane mi farà le feste”

 

Successivamente le idee raccolte sono state catalogate per consentire un ordine alla discussione. Poichè i bambini non sono ancora in grado di scrivere, si è ritenuto opportuno procedere alla rappresentazione grafica dei temi oggetto di argomentazione.

 

La parte centrale della sessione è dedicata alla discussione dove ogni alunno deve dar conto dei propri pensieri (responsabilità cognitiva). I bambini intervenendo a turno, e ragionando sui vari temi posti in essere argomentano i loro pensieri.

Alcuni dicono che “le bambole non possono avere pensieri perchè sono finte, di plastica”.   Altri si soffermano sul fatto che “ognuno ha dei pensieri che stanno dentro il cervello, dove c’è la memoria che ci fa ricordare i nomi, le cose, le facce degli amici”.

Un alunno dichiara “il mio nome l’ha immaginato papà nella mente, ha pensato ad un nome bello per me e poi, dopo che sono nato, me l’ha dato”.

Un altro alunno diviene alla conclusione che “nella testa del fabbricante non c’è la bambola di plastica ma una foto”.

 

Alla fine della sessione viene chiesto al gruppo la percezione dell’ascolto reciproco e se ha trovato motivante l’esercizio filosofico svolto. Gli alunni rispondono positivamente ed infine rappresentano graficamente i loro pensieri.